6 Febbraio: Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili‎fonte: repubblica.it

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    Ho le braccia a pezzi a forza di abbracciare le nuvole. (Charles Baudelaire)

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    Mutilazioni genitali femminili
    Quasi 8.000 bimbe a rischio in Italia

    I dati sul fenomeno in Italia. La pratica si diffonde anche nel nostro paese con l'immigrazione. Numerose le famiglie provenienti da paesi a rischio. Oggi la Giornata mondiale
    di VALERIA PINI



    Dentro i nostri condomini, nelle nostre città. Ci sono cose che sembrano lontane, ma che accadono a volte a pochi metri dalle nostre vite. Nella giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili arrivano i dati sul fenomeno nel nostro paese. Il dossier dell'Albero della vita traccia un quadro allarmante: nel nostro paese sono a rischio 93.000 donne e fra loro più di 7.700 bambine. La maggior parte di loro è costretta a subìre il taglio quando non ha ancora combito 10 anni. A volte le vittime hanno solo tre anni.

    La misura del fenomeno. Ogni anno nel mondo 140 milioni di donne sono sottoposte a questa pratica. Da tempo associazioni e governi hanno lanciato campagne contro l'infibulazione, ma ben poco si sa sulla diffusione del fenomeno in Europa. Il rapporto "Il diritto di essere bambine", realizzato dal progetto dedicato ai bambini l'Albero della Vita, in collaborazione con l'Associazione interculturale Nostras, pone di nuovo attenzione sull'argomento. Per fotografare il fenomeno i ricercatori hanno preso in esame i 25.203 bambine, provenienti da paesi a rischio, che vivono in Italia. Si scopre che l'usanza, diffusa soprattutto nel Corno d'Africa, è presente anche fra le immigrate.

    Un dramma nascosto.
    E' un dramma nascosto quello delle donne immigrate vittime di infibulazione. Anche se in Italia la legge vieta questa pratica (legge n.7 del 2006), la situazione è
    sempre più preoccupante. Spesso sono le stesse mamme a imporre alle figlie il taglio. A volte si aspetta l'occasione di un viaggio nel paese d'origine e le bimbe vengono affidate alle mani di nonne o zie. Nel nostro Paese ci sono ancora medici e le anziane delle comunità che, a pagamento, praticano l'infibulazione. Medici e infermieri se ne accorgono solo quando le donne vengono negli ambulatori per farsi medicare.

    L'anestesia? Un optional. Spesso le mutilazioni sono fatte senza anestesia, con coltelli, lame di rasoio, vetri rotti o forbici. Situazioni a rischio che possono portare anche alla morte. L'emorragia che ne consegue viene arrestata tamponando la ferita con garze e bendaggi o, nei casi migliori, con punti di sutura. Le conseguenze sono infezioni, cheloidi, tetano e addirittura infertilità, oltre a problemi nei rapporti sessuali e durante il parto.

    Un progetto educativo. Per affrontare l'emergenza è appena partito nelle scuole della Toscana un progetto pilota di informazione e prevenzione che verrà in seguito esteso in altre Regioni. Diverse le iniziative per combattere le mutilazioni genitali. Da tempo il ministero della Salute ha pubblicato le Linne guida destinate agli operatori socio-sanitari. Per aiutare le vittime esiste anche un numero verde (800300558) dove donne e bambine possono ricevere consigli e assistenza.
     
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