Replying to La capacità di essere al passo con i tempi

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  1. Posted 26/4/2016, 01:04
    la specializzazione non è il male in sè, anche ai livelli più bassi, il pretendere che tutti sappiano fare tutto allo stesso modo, e sappiano tutto allo stesso modo, è solo uno spreco di tempo, e più aumenta il bagaglio di conoscenza, e meno diventa possibile riuscirvi, i geni del rinascimento, vivessero oggi, non potrebbero fare studi altrettanto vasti e approfonditi da essere paragonabili a quelli della loro epoca, perchè le conoscenze in ogni campo sono aumentate, quindi dovrebbero sacrificare un pò di vastità per approfondire meglio qualche campo, il problema è nato quando si è arrivati a negare l'utilità della vastità, in favore dell'approfondimento di uno specifico campo, per poi passare alla negazione dell'esistenza di una "cultura generale di base"
  2. Posted 25/4/2016, 18:01
    In certi ambiti tecnici la specializzazione è fondamentale, ma non è una scelta da tutti o che tutti possono permettersi (non parlo di soldi)!
  3. Posted 25/4/2016, 16:26
    Ho letto attentamente sia il post di Light che quello di nonno kost ed effettivamente voglio dirvi la mia opinione in merito.
    Parto dal presupposto di aver fatto una scuola tecnica con indirizzo di specializzazione Informatica e sto portando avanti questo percorso anche con l'università, quindi chiaramente nella mia vita ho sempre cercato di specializzarmi il più possibile eppure la mia posizione su questo argomento è molto moderata.
    Io credo che la specializzazione sia importante, soprattutto in alcuni campi: pensate al lavoro di Medico, certamente non può essere un tuttologo ma dovrà specializzarsi in uno o più campi di sua competenza (infatti il Medico di base non fa tutto quello di cui abbiamo bisogno, ma esiste lo psichiatra, il cardiologo, il dermatologo, il fisioterapista ecc...)
    Ma secondo me nella vita è giustissimo trovare le proprie passioni e concentrare la maggior parte delle proprie energie su quelle.
    Secondo me i tuttologi non esistono, e voler imparare tutto e come sottolineare tutto il testo di un libro: è come non farlo.

    Eppure io penso che anche avere una buona cultura generale sia molto importante, soprattutto se devi ricoprire una posizione in cui bisogna assumersi importanti responsabilità o devi dirigere un gruppo di lavoro.
    Un ruolo come questi prevede di avere meno competenze tecniche specifiche, ma molte competenze generali in modo da riuscire ad orientarsi in ogni ambito che devi gestire.
    Inoltre penso che una buona cultura generale sia importante anche nella vita di tutti i giorni, non penso che vogliate fare la mia fine, che sono in grado di programmarvi un videogioco in Java, ma poi non so neanche fare a farmi un piatto di pasta.
    Ma soprattutto penso che la cultura generale serva anche per farci sentire come parte del mondo in cui viviamo e per il proprio spirito interiore.
    Forse Spirito è una parola religiosa, ma quello che voglio dire è che nonostante io sia un Informatico mi piace anche informarmi sulla politica, sull'attualità, sulla storia, sulla psicologia, questo perché io non sono una macchina che deve solo eseguire operazioni, ma sono una persona con dei sentimenti, delle idee e con la voglia di conoscere il mondo che mi circonda.

    Termino il mio post dicendovi una cosa simpatica che mi è successa l'anno scorso a scuola: durante una lezione sulla sicurezza informatica, il mio prof aveva iniziato un capitolo che parlava dei riferimenti normativi sulla sicurezza e i miei compagni di classe hanno protestato dicendo che noi eravamo in un istituto tecnico e non eravamo a studiare giurisprudenza, allora il mio prof ha risposto loro dicendo che molti informatici sono in prigione :asd:
    Quindi avere una buona cultura generale ti permette anche di farti avanti nella vita, senza lasciarti ingannare da chi nè sa più di te!
  4. Posted 25/4/2016, 01:14
    CITAZIONE
    Un essere umano deve essere in grado di cambiare un pannolino, pianificare un’invasione, macellare un maiale, guidare una nave, progettare un edificio, scrivere un sonetto, tenere la contabilità, costruire un muro, aggiustare un osso rotto, confortare i moribondi, prendere ordini, dare ordini, collaborare, agire da solo, risolvere equazioni, analizzare un problema nuovo, raccogliere il letame, programmare un computer, cucinare un pasto saporito, battersi con efficienza, morire valorosamente. La specializzazione va bene per gli insetti.

    senza bisogno di arrivare a questi estremi heinleniani :asd: ritengo che il problema non sia la specializzazione, che probabilmente è nata già all'epoca delle caverne, quando Ugh si è reso conto che come cacciatore era una schiappa, ma che a fabbricare punte di lancia era più bravo e più veloce degli altri :fifi: quindi si è dedicato solo a quello, e gli altri gli davano un pezzo di preda in cambio :fifi: e l'incremento della conoscenza ha poi trasformato quella che era partita come una comodità (anche gli altri cacciatori erano in grado di farsi le punte di lancia, se era necessario) in una necessità, quando le conoscenze necessarie per far funzionare la propria comunità hanno superato il tempo necessario ad una sola persona per poterle apprendere tutte senza dedicarvi l'intera esistenza, poi si è giunti al punto che non sarebbe bastato nemmeno dedicarcela (Quella frase viene detta dal personaggio di un romanzo, Lazarus Long, che ha vissuto 2300 anni) e la "civiltà industriale / tecnologica" ha portato al massimo questa necessità di specializzazione, ma è sempre stata sentita anche la necessità di una "cultura di base", una comune conoscenza generica.

    Questo fino a qualche decennio fa, quando si è passati dalla specializzazione per necessità alla specializzazione vista come un pregio, già nei primi anni 90 mi presi, come al solito, del cretino, perchè sostenevo la necessità di avere una cultura generale più vasta possibile, a cui sovrapporre le necessarie conoscenze specializzate, e mi sentii dire che si trattava di uno spreco di tempo, il futuro era di chi si specializzava ignorando tutto quello che non rientrava nel suo campo, senza sprecare energie nell'apprendere conoscenze inutili, si stava quindi già arrivando a concepire la specializzazione non più come una necessità pratica.

    A quel futuro ci siamo ormai arrivati, e non è proprio come l'avevano previsto, anzi :asd: però l'atteggiamento è comunque rimasto, o è persino peggiorato, lo conoscete tutti l'attuale andazzo, quanti dei vostri conoscenti sostengono che le decisioni devono essere prese solo da chi è competente nel campo specifico (come se ogni campo specifico non fosse collegato agli altri, e non si dovesse valutare un impatto d'insieme che il competente super specializzato non può avere) e poco importa se sia le spese che le conseguenze di queste decisioni ricadrebbero su tutta la collettività?
  5. Posted 25/4/2016, 00:44
    Il mondo attuale è caratterizzato dalla freneticità e dai continui cambiamenti nella società in ambito scientifico, economico e culturale.
    In questo XXI secolo sembra essere diventato necessario per ogni persona, affinché possa vivere con dignità e contribuire al progresso generale, disporre di un'ampia serie di competenze, che siano nuove o anche "rinnovate" ad hoc per adattarle a qualsiasi situazione le si ponga davanti.


    Tali competenze però necessitano una solida base culturale, sia umanistica che tecnico-scientifica, acquisita in precedenza. Credo risulti ormai abbastanza evidente la poca utilità dello specializzarsi in un solo ambito, che sia a causa della concorrenza sempre più spietata (o, al contrario, della decadenza dello stesso) o anche perché, paradossalmente, l'essere "troppo qualificati" preclude l'accesso a molte posizioni (ciò avrebbe senso in un contesto di giusto impiego della forza-lavoro, purtroppo però non è questa la realtà dei fatti).
    C'è da dire però che si punta molto sul progresso scientifico-tecnologico tralasciando l'aspetto umanistico-artistico, bollandolo come inutile e vi è una "spinta di massa" sempre più forte in tale direzione.
    La prima spinta viene proprio "dall'alto" con i tagli alla scuola e, nonostante le rassicurazioni, mi pare proprio che non si tenga in considerazione il fatto che ogni persona abbia il diritto e il dovere di ricevere una formazione che risulti il più possibile "globale" e poter in seguito offrire le proprie migliori competenze nell'ambito più adatto; ne risulterebbero a parere mio una distribuzione delle risorse più ottimale e una crescita umana non trascurabile.
    L'adattamento alle varie situazioni deve sicuramente esserci, sia perché è una capacità che cotraddistingue l'essere umano, ma anche perché nell'attuale situazione di crescente precarietà può fare la differenza; ma affinché si sviluppi una buona capacità d problem-solving, in grado di rendere realmente indipendente un individuo, è anche necessario che l'indipendenza sia di pensiero.
    Sono i pensieri individuali, l'esercizio della creatività e dell'analisi critica a creare nuove opportunità di crescita e di confronto e quindi anche di risoluzione di problemi e progresso, attraverso un processo di apprendimento costante che duri tutta la vita.
    Essere sempre al passo con i tempi è dura, così come lo è anche solo provarci; ciò porta a chiedersi se ne valga davvero la pena, eppure secondo me quando non si capisce qualcosa per mancanza di conoscenze (ovvio che non si possa diventare enciclopedie viventi, ma già solo soddisfare le proprie curiosità "spiluccando" un po' qua e un po' là porta a formarsi vaghe idee su qualsiasi tematica) o ci si pente di non aver potuto fare qualcosa proprio perché si è lasciato perdere, la risposta diventa chiara.

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