Il mondo attuale è caratterizzato dalla freneticità e dai continui cambiamenti nella società in ambito scientifico, economico e culturale.
In questo XXI secolo sembra essere diventato necessario per ogni persona, affinché possa vivere con dignità e contribuire al progresso generale, disporre di un'ampia serie di competenze, che siano nuove o anche "rinnovate" ad hoc per adattarle a qualsiasi situazione le si ponga davanti.
Tali competenze però necessitano una solida base culturale, sia umanistica che tecnico-scientifica, acquisita in precedenza. Credo risulti ormai abbastanza evidente la poca utilità dello specializzarsi in un solo ambito, che sia a causa della concorrenza sempre più spietata (o, al contrario, della decadenza dello stesso) o anche perché, paradossalmente, l'essere "troppo qualificati" preclude l'accesso a molte posizioni (ciò avrebbe senso in un contesto di giusto impiego della forza-lavoro, purtroppo però non è questa la realtà dei fatti).
C'è da dire però che si punta molto sul progresso scientifico-tecnologico tralasciando l'aspetto umanistico-artistico, bollandolo come inutile e vi è una "spinta di massa" sempre più forte in tale direzione.
La prima spinta viene proprio "dall'alto" con i tagli alla scuola e, nonostante le rassicurazioni, mi pare proprio che non si tenga in considerazione il fatto che ogni persona abbia il diritto e il dovere di ricevere una formazione che risulti il più possibile "globale" e poter in seguito offrire le proprie migliori competenze nell'ambito più adatto; ne risulterebbero a parere mio una distribuzione delle risorse più ottimale e una crescita umana non trascurabile.
L'adattamento alle varie situazioni deve sicuramente esserci, sia perché è una capacità che cotraddistingue l'essere umano, ma anche perché nell'attuale situazione di crescente precarietà può fare la differenza; ma affinché si sviluppi una buona capacità d problem-solving, in grado di rendere realmente indipendente un individuo, è anche necessario che l'indipendenza sia di pensiero.
Sono i pensieri individuali, l'esercizio della creatività e dell'analisi critica a creare nuove opportunità di crescita e di confronto e quindi anche di risoluzione di problemi e progresso, attraverso un processo di apprendimento costante che duri tutta la vita.
Essere sempre al passo con i tempi è dura, così come lo è anche solo provarci; ciò porta a chiedersi se ne valga davvero la pena, eppure secondo me quando non si capisce qualcosa per mancanza di conoscenze (ovvio che non si possa diventare enciclopedie viventi, ma già solo soddisfare le proprie curiosità "spiluccando" un po' qua e un po' là porta a formarsi vaghe idee su qualsiasi tematica) o ci si pente di non aver potuto fare qualcosa proprio perché si è lasciato perdere, la risposta diventa chiara.
In questo XXI secolo sembra essere diventato necessario per ogni persona, affinché possa vivere con dignità e contribuire al progresso generale, disporre di un'ampia serie di competenze, che siano nuove o anche "rinnovate" ad hoc per adattarle a qualsiasi situazione le si ponga davanti.
Tali competenze però necessitano una solida base culturale, sia umanistica che tecnico-scientifica, acquisita in precedenza. Credo risulti ormai abbastanza evidente la poca utilità dello specializzarsi in un solo ambito, che sia a causa della concorrenza sempre più spietata (o, al contrario, della decadenza dello stesso) o anche perché, paradossalmente, l'essere "troppo qualificati" preclude l'accesso a molte posizioni (ciò avrebbe senso in un contesto di giusto impiego della forza-lavoro, purtroppo però non è questa la realtà dei fatti).
C'è da dire però che si punta molto sul progresso scientifico-tecnologico tralasciando l'aspetto umanistico-artistico, bollandolo come inutile e vi è una "spinta di massa" sempre più forte in tale direzione.
La prima spinta viene proprio "dall'alto" con i tagli alla scuola e, nonostante le rassicurazioni, mi pare proprio che non si tenga in considerazione il fatto che ogni persona abbia il diritto e il dovere di ricevere una formazione che risulti il più possibile "globale" e poter in seguito offrire le proprie migliori competenze nell'ambito più adatto; ne risulterebbero a parere mio una distribuzione delle risorse più ottimale e una crescita umana non trascurabile.
L'adattamento alle varie situazioni deve sicuramente esserci, sia perché è una capacità che cotraddistingue l'essere umano, ma anche perché nell'attuale situazione di crescente precarietà può fare la differenza; ma affinché si sviluppi una buona capacità d problem-solving, in grado di rendere realmente indipendente un individuo, è anche necessario che l'indipendenza sia di pensiero.
Sono i pensieri individuali, l'esercizio della creatività e dell'analisi critica a creare nuove opportunità di crescita e di confronto e quindi anche di risoluzione di problemi e progresso, attraverso un processo di apprendimento costante che duri tutta la vita.
Essere sempre al passo con i tempi è dura, così come lo è anche solo provarci; ciò porta a chiedersi se ne valga davvero la pena, eppure secondo me quando non si capisce qualcosa per mancanza di conoscenze (ovvio che non si possa diventare enciclopedie viventi, ma già solo soddisfare le proprie curiosità "spiluccando" un po' qua e un po' là porta a formarsi vaghe idee su qualsiasi tematica) o ci si pente di non aver potuto fare qualcosa proprio perché si è lasciato perdere, la risposta diventa chiara.
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