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L'INTERVISTA MATILDE D'ERRICO RACCONTA IL SUO VIAGGIO A PUNTATE NEL BARATRO DELLA VIOLENZA DOMESTICA Donne cancellate dall'amore criminale
La regista della docufiction il 1 febbraio a Moniga
Femminicidio, una parola cacofonica ma dall'impatto significativo netto. I dati dell'Oms inchiodano con le spalle al muro: la prima causa di uccisione nel mondo delle donne tra i 16 e i 44 anni è l'omicidio da parte di persone conosciute. A questo tema allarmante è dedicato il ciclo di incontri «Donne: amate, ferite, violate», promosso dall'associazione Viva Valtenesi. Domani sera alle 21 presso la sala consiliare municipale di Moniga (P.zza San Martino n.1), per il primo appuntamento interverrà Matilde D'Errico, scrittrice, autrice e regista televisiva della docu-fiction di Raitre «Amore Criminale».
Come è nata la trasmissione?
«Sei anni fa avevo letto una ricerca statistica dell'Eures sugli omicidi in famiglia e sul numero di donne uccise in Italia, circa una ogni tre giorni. Così ho scritto il progetto televisivo e da allora ho realizzato, con la mia squadra, sei edizioni. Adesso sto preparando la settima, che sarà in onda dal prossimo 3 maggio».
Quale campionario umano si è trovata di fronte ?
«Lo spaccato di uomini e donne che mi sono trovata di fronte è eterogeneo. Ogni storia è una storia a sé, ma la violenza sulle donne è un fenomeno trasversale; nessun ambiente ne è immune. È un luogo comune credere che accada solo in contesti degradati».
Quali sono le cause di questo vero e proprio eccidio?
«Sono soprattutto di carattere culturale. È un fatto di puro potere dell'uomo sulla donna. Occorre lavorare tutti, donne e uomini insieme, per combattere questo tipo di cultura che «oggettivizza» la donna. Basti vedere come viene rappresentata ancora oggi in pubblicità e in tv: quasi sempre svestita e muta».
In alcuni casi gli assassini sono recidivi. C'è qualcosa che non funziona anche nel nostro sistema giuridico?
«Il problema è la mancanza di certezza della pena. In quasi tutti questi omicidi, la difesa chiede e ottiene il rito abbreviato che abbatte la pena di un terzo proprio perché è un rito «premiale», che fa risparmiare tempo all'amministrazione della giustizia. Questo meccanismo va rivisto. Comunque non dimentichiamo che fino a poco tempo fa molti avvocati e magistrati consideravano la violenza subita dalla donna ad opera del proprio marito, ancora un «fatto privato» fra coniugi! E nel codice precedente si parlava ancora di «delitto passionale», quasi a giustificare la reazione dell'uomo».
Durante l'incontro l'attrice bresciana Laura Mantovi, scelta da Matilde D'Errico quale interprete di due episodi di «Amore Criminale» (uno dei quali girato nella nostra città e in provincia), leggerà alcuni brani di Hannah Arendt e di Marie France Hirigoyen, attinenti il tema degli omicidi «amorosi», e verranno proiettati brevi spezzoni di filmati tratti dalla docu-fiction televisiva.
Nino Dolfo
Amore Criminale l'ho guardato spesso negli anni passati, ora non ne trovo più l'occasione (anche se, sul sito della RAI, dovrebbero esserci le puntate complete), ma in quello che ho visto i crimini avevano sempre la stessa motivazione: desiderio di possesso.
Gelosia, non accettare la fine di una relazione, non accettare l'emancipazione o tante altre scuse per diventare ossessivi, violenti, fino ad arrivare ad un tragico epilogo.
Purtroppo in questi casi tante volte la legge non tutela, prendendo sottogamba gli abusi domestici e lo stalking, quando le donne decidono di chiedere aiuto. Ebbene sì, c'è ancora chi non lo fa!. -
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non si tratta solo di accettare l'emancipazione femminile, di solito non accettano tutte le emancipazioni, quel tipo di "uomo" è spesso altrettanto violento con i figli CITAZIONE«Sono soprattutto di carattere culturale. È un fatto di puro potere dell'uomo sulla donna. Occorre lavorare tutti, donne e uomini insieme, per combattere questo tipo di cultura che «oggettivizza» la donna. Basti vedere come viene rappresentata ancora oggi in pubblicità e in tv: quasi sempre svestita e muta».
questo mi lascia dubbioso, non che sia un fan della cultura della donna oggetto, ma non credo che il fenomeno del "possesso omicida" (che di amore, non ha niente, è anzi la sua negazione) dipenda da quelloCITAZIONEQuesto meccanismo va rivisto. Comunque non dimentichiamo che fino a poco tempo fa molti avvocati e magistrati consideravano la violenza subita dalla donna ad opera del proprio marito, ancora un «fatto privato» fra coniugi! E nel codice precedente si parlava ancora di «delitto passionale», quasi a giustificare la reazione dell'uomo».
dato che il fenomeno esisteva già ed era anzi più diffuso e tollerato quando la "cultura della donna oggetto" non esisteva, e anche adesso è diffusisimo in regioni e fra popoli che non hanno questa culturaCITAZIONEIl problema è la mancanza di certezza della pena.
questa è una delle vergogne perenni dell'italia, dove l'unica cosa certa è che chi peggio fa, più la fa franca. -
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non so in realtà: qual è il punto ?
partire dalla legge o dalla mentalità ?
è un problema assai vasto, se il problema fosse la legge non ci riguarderebbe troppo (ci riguarda fin tanto che andiamo a votare dopo il potere decisionale non è più nostro).
se invece il problema è di mentalità è tutt'altra storia; si deve capire che chiunque può avere istinti più o meno perversi, a tutti può capitare. Cosa ci ferma ? Probabilmente un complesso standard culturale, probabilmente delle volte le capacità ridotte di immaginazione.
Ma, secondo me, chi non si ferma davanti ai propri istinti animaleschi, è perché non ha intenzione di integrarsi. Potrebbero essere molti i problemi, legislativi e via dicendo, ma se non si risolve il problema alla radice, ciò cambiare cosa le persone pensano di determinati comportamenti, allora non succederà niente (o quasi).
(Ammetto che la faccenda della certezza della pena sia un bell'incentivo, non credo sia la causa.)
Sempre la stessa cosa: finché crediamo che gli stupratori, gli assassini e quant'altro siano sempre altro da noi, siano lontani da noi, siano qualcosa e qualcuno che non conosciamo allora non si va avanti.
Mi vengono in mente due esempi: le signore (e i signori) che rispondono sempre dicendo "tutta colpa degli immigrati che violentano le nostre donne" (sottolineo nostre), e "ma era tanto un bravo ragazzo" quando invece capita con il vicino..